Riscoprendo la vena tipicamente italica del paganesimo, per fine anno lo spirito patrio si è palesato nel corso di una seduta spiritica, che come tale ha rivelato supremi arcani che bisogna saper leggere. Cosa ha detto lo spirito?
Innanzitutto un pensiero al lavoro, che manca per i giovani, per gli uomini di una certa età e per le donne. “Penso all’insufficiente occupazione femminile” ha detto lo spirito, trascurando di dire che è colpa del folle sistema di permessi attualmente in vigore in Italia, che rende svantaggioso per il datore di lavoro assumere una donna ancora fertile.
Dopo qualche buona parola per confortare i viventi reclusi nella loro valle di lacrime, lo spirito esprime un monito: “Un elemento che ostacola le prospettive di crescita è rappresentato dall’evasione fiscale. Secondo uno studio, recentissimo, di pochi giorni fa, di Confindustria, nel 2015 l’evasione fiscale e contributiva in Italia ammonta a 122 miliardi di euro. 122 miliardi! Vuol dire 7 punti e mezzo di PIL. Lo stesso studio calcola che anche soltanto dimezzando l’evasione si potrebbero creare oltre trecentomila posti di lavoro: gli evasori danneggiano la comunità nazionale e danneggiano i cittadini onesti. Le tasse e le imposte sarebbero decisamente più basse se tutti le pagassero”.
Cosa ci ha voluto dire? Probabilmente che è finito il tempo per le poveracciate, per fare gli evasori. Ragazzi, ha detto lo spirito, basta fare i pezzenti: non abbiamo più la scusa del dopoguerra e della svalutazione della lira, siamo in Europa e siamo un paese di primo piano, in potenza, quindi fate i seri. La questione non detta è che pagare le tasse in Italia è masochistico, dati sprechi, impotenza giudiziaria, inaffidabilità dei rappresentanti civici. Dovemo fa’ a fidasse, ha detto lo spirito; mancando però di dire che per fidasse occorre credibilità, che manca.
Inoltre, ha detto lo spirito, non potete continuare a far finta che il mondo non ci sia e che l’inquinamento sia una cosa della Cina. Anche nel Belpaese si devasta l’ambiente, e non da ieri pomeriggio. “In questi giorni” ha continuato lo spirito “avvertiamo allarme per l’inquinamento, specialmente nelle grandi città. Il problema dell’ambiente, che a molti e a lungo è apparso soltanto teorico, oggi si rivela concreto e centrale. Mi auguro che lo si affronti con un comune impegno da parte di tutti”. Pensa come siamo indietro, ci si è detti. “L’Italia è vista all’estero come il luogo privilegiato della cultura e dell’arte, e lo è davvero. Questo patrimonio costituisce una nostra ricchezza, anche economica. Abbiamo il dovere di farlo apprezzare in un ambiente adeguato per bellezza. L’impegno delle istituzioni, nazionali e locali, deve essere in questo campo sempre maggiore. Un esempio: si può chiedere ai cittadini di limitare l’uso delle auto private, ma, naturalmente, il trasporto pubblico deve essere efficiente. E purtroppo non dovunque è così”. Non “dovunque”? Parliamo per caso dell’Atac di Roma? Lo spirito è fedele ai luoghi come un lario.
Mentre si cerca di stabilire se è proprio Belen quella nel famoso video, fuori l’ecosistema comincia a dare segni quasi apocalittici, sarà forse il caso di occuparsene? “Molto della qualità della nostra vita dipende dalla raccolta differenziata dei rifiuti e dal rispetto dei beni comuni. Non dobbiamo rassegnarci alla società dello spreco e del consumo distruttivo di cibo, di acqua, di energia” sussurra lo spirito agli astanti sommersi da carte di regali e panettoni.
Italiano apri gli occhi, sembra ripetere lo spirito, ora stai giocando in un gioco grosso, è finita l’era del campanile più bello, dei facili dualismi, delle macchiette, sii responsabile. Lo spirito responsabilizza, ma è a sua volta responsabile?
Parliamo un po’ di paura, ha detto poi lo spirito: “tutti sappiamo che il terrorismo fondamentalista cerca di portare la sua violenza nelle città d’Europa, dopo aver insanguinato le terre medio-orientali e quelle africane”. Strano, si è detto al tavolino a tre piedi, io ero contrario all’entrata in guerra dell’Occidente.
“Realizzare condizioni di pace e stabilità per i popoli di quei Paesi è la prima risposta necessaria, anche per difendere l’Europa e noi stessi. La prosperità, il progresso, la sicurezza di ciascuno di noi sono strettamente legati a quelli degli altri. Non esistono barriere, naturali o artificiali, che possano isolarci da quel che avviene oltre i nostri confini e oltre le frontiere dei nostri vicini. In questi decenni di pace e di democrazia abbiamo sempre dispiegato un impegno costante in difesa di questi valori, ovunque siano minacciati. La presenza diffusa dei nostri militari all’estero lo testimonia. A loro – e ai tanti volontari – va grande riconoscenza”. Un po’ ambiguo il discorso dello spirito, come se dicesse che dobbiamo risolvere un problema che abbiamo creato. Segue manipolazione emotiva a buon mercato.
Fino al problema vero: l’immigrazione. Lo spirito torna alla chiarezza e redarguisce l’italiano neo-razzista, che siccome si è ripulito si sente in diritto di dar mostra di ignoranza e grettezza. “In questo periodo masse ingenti di persone si spostano, anche da un Continente all’altro, per sfuggire alle guerre o alla fame o, più semplicemente, alla ricerca di un futuro migliore. Donne, uomini e bambini: molti di questi muoiono annegati in mare, come il piccolo Aylan e, ormai, purtroppo anche nell’indifferenza”, inutile che si continui a nascondere l’inevitabile, inutile avere velleità leghiste o scioviniste (l’Italia agli italiani, come se fosse rassicurante).
“Il fenomeno migratorio nasce da cause mondiali e durerà a lungo. Non ci si può illudere di rimuoverlo, ma si può governare. E si deve governare” quindi mettetevi l’anima in pace, l’italiano sparirà, e anche noi ordineremo la pizza con l’ananas sopra. Fatevene una ragione. E non saranno i film di Lino Banfi a salvarci. Pregate la dea bendata.
“Può farlo con maggiore efficacia l’Unione Europea e la stiamo sollecitando con insistenza”, perché siamo europei, ma senza Europa. Non ci sono regole comuni e non ci sono criteri.
“L’Italia ha conosciuto bene, nei due secoli passati, la sofferenza e la fatica di chi lascia casa e affetti e va, da emigrante, in terre lontane. Il nostro è diventato, da alcuni anni, un Paese di immigrazione. Molte comunità straniere si sono insediate regolarmente nel nostro territorio, generalmente bene accolte dagli italiani. Tanto che affidiamo spesso a lavoratrici e a lavoratori stranieri quel che abbiamo di più caro: i nostri bambini, i nostri anziani, le nostre case. Sperimentiamo, giorno per giorno, sui banchi di scuola, al mercato, sui luoghi di lavoro, esperienze positive di integrazione con cittadini di altri Paesi, di altre culture e di altre fedi religiose. Il 70 per cento dei bambini stranieri in Italia, lo dice l’Istat, ha come migliore amico un coetaneo italiano”, che quando torna a casa lo imita e lo prende in giro, perché lo spirito non ricorda quanto sono cattivi i bambini, mentre noi al tavolo lo avevamo sotto i nostri occhi.
“Bisogna lavorare per abbattere, da una parte e dall’altra, pregiudizi e diffidenze, prima che divengano recinti o muri, dietro i quali potrebbero nascere emarginazione e risentimenti”. “Potrebbero nascere”? Forse il messaggio, dall’Aldilà, arrivava in differita.
“Serve accoglienza, serve anche rigore. Chi è in Italia deve rispettare le leggi e la cultura del nostro Paese. Deve essere aiutato ad apprendere la nostra lingua, che è un veicolo decisivo di integrazione. Larghissima parte degli immigrati rispetta le nostre leggi, lavora onestamente e con impegno, contribuisce al nostro benessere e contribuisce anche al nostro sistema previdenziale, versando alle casse dello Stato più di quanto ne riceva. Quegli immigrati che, invece, commettono reati devono essere fermati e puniti, come del resto avviene per gli italiani che delinquono. Quelli che sono pericolosi vanno espulsi”. Qui lo spirito, in modo ellittico, invitava anche a espellere gli italiani che delinquono, a rendere efficiente la giustizia, probabilmente, ma chi può dirlo?
Poi ha detto ancora qualcosa sull’amore, sui bambini e sulla speranza, ma era evidentemente scherzoso. Evidentemente prometteva il suo Eden e intanto rimandava alla fede. Consolante.
Intanto i Radicali visitavano le carceri.